Impossibile, almeno fino ad oggi, è stabilire una data certa per la fondazione della chiesa di S. Lucia in Magliano dei Marsi. Le sue origini sembrano confondersi con le origini stesse del paese. Sebbene queste ultime, secondo alcuni studiosi di cose marsicane, si facessero risalire ad epoca romana, tuttavia, allo stato attuale delle ricerche, tale ipotesi non appare suffragata da fonti sicure. Interessante la tesi sostenuta dallo studioso Paolo Fioraní nel libro Una Città Romana: Magliano dei Marsi. Egli facendo derivare, attraverso lo studio del tessuto urbano, l'antico centro abitato da un accampamento romano, ravvisa nelle fondamenta della chiesa di S. Lucia i resti di un tempio dedicato a Giove Statore. Al di là di tale suggestiva ipotesi, credo che lo studio più accurato e più completo, almeno in base alle fonti scritte, sia quello di Angelo Melchiorre, che costituisce l'Introduzione alla presente pubblicazione. Mi atterrò pertanto a tracciare un breve profilo storico della costruzione della Chiesa, tenendo presenti solo i motivi architettonici e costruttivi, che caratterizzano l'architettura medievale in Abruzzo. Come è noto " il terremoto del 13 gennaio 1915, scosse dalle fondamenta la chiesa di S. Lucia, e, scompigliandone l'ossatura e infrangendone le membra, la travolse nello squallore più desolante" (1). L'architettura interna, quindi, interamente ricostruita in struttura mista, muratura e cemento armato, ben poco oggi potrebbe ancora dire in quanto alle origini, se nell'opera di ricostruzione non si fosse seguito il criterio di ripristinare, in base ad alcuni elementi architettonici originari, il sacro edificio cosi come doveva essere, all'epoca della fondazione, liberato dalle sovrastrutture rinascimentali e barocche, dovute ai molti restauri ed agli ampliamenti, che si susseguirono attraverso i secoli. Per quanto riguarda la parte anteriore dell'edificio, che era la più antica, " osservata all'esterno si vedeva che le muraglie dei fianchi delle navatelle mantenevano le cortine a piccole pietre annerite, in cui erano praticati vani di finestre sestoacute rimurate " (2). Nell'interno le campate tra gli archi trasversali della prima cappella a sinistra e della seconda a destra erano coperte con volte a crociera ad ogiva " sorrette da costoloni a sezione semi-ottagonale, che si incrociavano in un disco decorato a stelle e nascevano da peducci mensoliformi " (3). "Gli archi trasversali delle navatelle poggiavano da un lato sui piloni rettangolari dividenti le navate, dall'altro su semi-colonne addossate alle mura perimetrali ove rimanevano le antiche basi con larghe foglie protezionali sul plinto " (4). Di tali semicolonne tre ne restavano a destra, tre a sinistra. La Chiesa originaria, quindi, che comprendeva solo le tre prime campate e parte della quarta, che doveva costituire il presbiterio (le altre, come vedremo, furono aggiunte in epoche successive), si presentava, con qualche lieve modifica, cosi come è oggi: a tre navate, la mediana più alta e larga, colonne con capitelli scolpiti a diversi disegni, archi a sesto acuto, tetto apparente. La luce filtrava, tenue, dalle finestrelle, che si aprivano nelle navatelle laterali. Che la Chiesa originaria comprendesse le tre prime campate e parte della quarta, lo dimostrano i successivi ampliamenti, documentati più che da fonti scritte, che sono scarse 5, dalla diversa struttura delle fondamenta, su cui poggia il sacro edificio e che tuttora possono essere studiate. Gli elementi fin qui descritti, dimostrando somiglianze con la Chiesa di San Cesidio a Trasacco e con quella di San Giovanni in Celano, chiese di cui esiste una documentazione più sicura, appartengono a quel genere di costruzione che " si manifestò appunto nella Marsica, quando i maestri borgognoni con Santa Maria d'Arabona (a. 1208) ebbero dato impulso all'uso del loro stile " (6). Da questi primi maestri avrebbe avuto inizio una vera e propria Scuola Marsicana che fiorì nel secolo XIII e precisamente quando i Celanesí, ottenuto il permesso da Federico II di tornare dall'esilio e ricostruire la città, chiamarono e accolsero artisti di fuori, che si costituirono in maestranze " (7). Questi stessi artisti avrebbero eseguito anche " i mirabili plutei, che sono oggi infissi nella cortina della facciata e che facevano parte di un cancello presbiteriale ", cioè un parapetto, corrispondente alle odierne balaustre, formato di vari scomparti decorati con bassorilievi raffiguranti animali simbolici e che serviva a separare il presbiterio dall'aula. L'uso di tali cancelli fu proprio di questa epoca. Uno di questi è ancora in opera nella Chiesa di San Pellegrino di Bominaco (1263) (8). Secondo tali elementi l'origine della Chiesa di Santa Lucia potrebbe essere assegnata alla metà del secolo XIII. Note (1) DOMENICO SCIPIONI, Brevi notizie storico-artistiche sulla chiesa di S. Lucia V. e M. in Magliano dei Marsi, Roma 1935. (2) GAVINI, Storia dell'architettura in Abruzzo, Roma 19271928. (3) GAVINI, Op. Cit. (4) GAVINI, Op. Cit. (5) Il solo ampliamento documentato è quello del 1850. (6) GAVINI, Op. Cit. (7) GAVINI, Op. Cit. (8) GAVINI, Op. Cit.